La Casa editrice Nistri-Lischi
Le vicende di questa storica Casa Editrice, che qui delineiamo in estrema sintesi sulla scorta dei ricordi dell’editore Luciano Lischi, sono strettamente connesse con gli eventi culturali della città di Pisa e si dipanano in gran parte parallelamente alla storia dell’Università. Gli inizi risalgono a Sebastiano Nistri che già prima del 1780 aveva aperto un gabinetto di lettura in Lungarno. Allo stesso illuminato personaggio si deve l’avvio di una stamperia, che vide tra le sue prime iniziative editoriali una collana di classici tascabili a prezzi modici.
La stampa clandestina di un libro ritenuto ‘pericoloso’ come Le mie prigioni di Silvio Pellico causò una memorabile condanna di Carlo, nipote di Sebastiano, che perseguì una politica editoriale sempre più legata al territorio, all’Università e ai suoi docenti. A lui si deve l’impegnativa impresa dell’edizione monumentale del commento alla Divina Commedia di Francesco da Buti.
All’inizio del ‘900 il marchio editoriale passò a Vincenzo Lischi, originario di Bagni di Casciana dove possedeva una piccola tipografia. Questa provenienza giustifica l’ininterrotto interesse rivolto al termalismo e che ha visto la promozione di convegni e la pubblicazione di numerosi volumi e riviste, tra le quali citiamo “Terme e Riviere” pubblicata per oltre cento anni.
La produzione di Vincenzo Lischi esordì nel 1921 con i Quaderni di gloria,offerti ai Comuni d’Italia per commemorare i rispettivi caduti della grande guerra. Le collane editoriali vere e proprie ebbero tuttavia inizio con la “Collana Felici”, intitolata al sacerdote pisano don Icilio Felici, un autore tra i più prolifici e divulgati nel mondo cattolico tra le due guerre.
Al dopoguerra risale invece l’impresa del Dizionario della paura (due edizioni in pochi mesi e quindi l’attribuzione nel 1951 del Premio Viareggio), curato da Ruggero Zangrandi e Marcello Venturoli, che riscosse un notevole successo negli ambienti laici e antifascisti. Significativa anche la stampa, nel 1946, del Catalogo della Mostra della scultura pisana del Trecento, che ebbe il merito di attrarre l’attenzione degli studiosi sul patrimonio artistico cittadino recuperato dopo le pesanti ingiurie subite dall’evento bellico. Sempre in ambito storico-artistico vide la luce la rivista Belle Arti cui collaborarono, tra gli altri, Enzo Carli, Mario Salmi e Franco Russoli. Un’altra rivista di cultura fu Paesaggio, ideata da Mino Rosi, che fu affiancato da Salvatore Quasimodo, Umberto Saba, Filippo de Pisis e Luigi Bartolini.
Assai gustoso il ricordo di Luciano Lischi di un casuale incontro con Luigi Russo – allora Direttore della Scuola Normale Superiore e poi prestigioso docente di letteratura italiana nell’Ateneo pisano – nel quale il burbero professore lo salutò con la lusinghiera battuta: “Ci siamo messi a stampare roba buona, eh!”.
Notevole successo ebbe anche la Collana di narrativa diretta da Niccolò Gallo, con opere che segnarono la cultura letteraria del dopoguerra: da Il taglio del bosco di Carlo Cassola a I Passeri di Giuseppe Dessì a Gli ultimi anni di Clelia Trotti di Giorgio Bassani. È opportuno citare anche la collana di “Studi costituzionali americani” diretta da Gaspare Ambrosini, presidente della Corte Costituzionale, e quella dei “Saggi di varia umanità” diretta dall’illustre italianista Francesco Flora, cui successe Lanfranco Caretti. Fu in questa sede che vide la luce Classicismo e Illuminismo nell’Ottocento italiano, il mirabile e fortunato saggio di Sebastiano Timpanaro.
Anche la storia della città, che ha sempre costituito un punto fermo nella produzione libraria Lischi, ha visto molti titoli importanti, da Forma Pisarum di Emilio Tolaini a Pisa, solitudine di un impero di Rudolf Borchardt, a Pisa nel Duecento di David Herlihy, fino al recente Viaggiatori stranieri a Pisa, dal ‘500 al ‘900, curato dallo stesso Lischi e da Luigi Blasucci.
L’iniziale legame con l’Ateneo, rafforzatosi nel corso degli anni, è testimoniato da svariate Collane dirette da docenti dell’Ateneo (“La porta di Corno”, “I quaderni dell’Istituto di lingua e letteratura tedesca”, “La biblioteca di Scienze dell’uomo” e la più recente “Mediamorfosi”).
Con la chiusura della storica Casa Editrice decisa da Luciano Lischi, si conclude dunque un significativo episodio nel panorama della cultura non solo cittadina, ma nazionale.
L’ingente archivio è stato acquisito dall’Archivio di Stato, mentre gli edifici della Casa Editrice e della Stamperia siti in Piazza del Castelletto, sono stati acquistati dalla Scuola Normale Superiore. Sulla facciata è stata giustamente apposta una targa che ricorda: “In questo palazzo ebbe sede per tutto il XIX secolo la stamperia intitolata ai fratelli Nistri rilevata nel 1921 da Vincenzo Lischi che ne rilanciò l’attività dando nuovo lustro all’editoria pisana e alla cultura nazionale”.
All’Ateneo è stato affidato il prestigioso Catalogo con i fondi librari della Casa Editrice, che saranno gestiti all’interno dell’attività della PLUS arricchendone l’offerta editoriale.