Lamenti storici pisani
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Le tradizioni storiche, considerate nel loro incarnarsi in composizioni liriche o narrative, a carattere popolare, sono spesso oggi ignorate o dimenticate o note solo in superficie. E sembra quindi tutt’altro che inutile riscoprirle e farle conoscere, mostrarne la validità perenne e gli aspetti ancor oggi attuali e capaci si suggestione. I componimenti che tali tradizioni ci hanno tramandato non sono, è vero, documenti di grande poesia; ma così come, oggi, nel campo degli studi storico artistici e urbanistici, si fa strada l’istanza di tener conto, oltre che del monumento grande e grandioso, anche del contesto edilizio entro il quale fu pensato e realizzato, e come accanto all’opera d’arte insigne si riconsidera il valore dell’immagine popolare, fatti anch’essi eloquenti e capaci di suggestione sia pure in altro modo e in diversa misura, così nel campo letterario sembra tutt’altro che inopportuno un rinnovato esame di testimonianze, quali sono i Lamenti che si presentano in questo volume. In essi riecheggia con immediatezza la voce del passato, e d’un passato connotato con singolare precisione in senso “pisano”. La Pisa dello scorcio del Trecento e dei primi del Quattrocento emerge con vivida immediatezza da questi testi. Nei quali il lettore avveduto saprà d’altronde ritrovare, talvolta, anche accenti autenticamente poetici e tali da far stupire che siano caduti in completa dimenticanza. Il materiale illustrativo, tutto di prima mano, intende fornire ai testi, in certo modo, un’ambientazione figurativa, e insieme contribuire a quella riscoperta dei tratti autentici della storia della città. |
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