Teoria del regresso
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Si dice che i filosofi hanno il dovere di rimettere in discussione tutto, anche le cose più ovvie. Ma oggi ogni problema tende a diventare sempre più un problema di massa, perciò non è più possibile delegare a una schiera ristretta di intellettuali questo compito. Rimettere in discussione tutto, anche le cose più ovvie, oggi è compito di tutti. Il progresso è una di quelle cose ovvie che generalmente non si mettono in discussione. Basta aprire un quotidiano o un rotocalco per vedere che tutti si danno un gran da fare per favorire il progresso dell’umanità. Infatti il progresso è considerato fonte di benessere, eppure di progresso si può anche morire. Il progresso è anche considerato una forma di liberazione, eppure il pregresso ci rende spesso schiavi delle macchine. Poi si parla di progresso sociale, eppure il progresso sconvolge la nostra vita sociale. Perciò dobbiamo mettere in discussione anche la fiducia che tutti abbiamo riposto del progresso. Ma non si tratta di distruggere le macchine o di mandare al confino i tecnocrati. Il progresso esiste perché tutti quanti, tutti i giorni, lo sosteniamo in tutto quello che facciamo. Invece, se verificheremo che il progresso non ci serve, o ci è di danno, potremo cancellarlo dalle nostre coscienze e togliergli la fiducia che fino ad oggi lo ha sostenuto. Questa è appunto la proposta che parte da questo saggio di Piero Pienotti. Ed è una proposta che riguarda tutti, perché tutti in un modo o nell’altro, siamo legati alle rigide regole del progresso. Essa “provoca” utilmente un’altra rispettabile opinione: che il progresso possa essere riformato o trasformato a vantaggio dell’umanità contro cui, oggi, il più delle volte opera. La discussione è aperta. |
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