Federalismo e unità nell'azione di Enrico Cernuschi (1848-1851)
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Contro il formalismo mazziniano e a sostegno di quella posizione che antepone al raggiungimento dell’unità nazionale la conquista della libertà, intesa anche come liberazione dalla miseria, sono in parecchi a schierarsi dopo il 1848 e soprattutto negli anni a cavallo tra il ’50 e il ’51. Enrico Cernuschi, già protagonista delle giornate milanesi del marzo del’48, è tuttavia uno dei pochissimi che non vuole costringere la polemica nei confini della carta stampata e propone di passare decisamente all’azione nella scia di una Francia miticamente rivoluzionaria: il suo fallimento, la sconfitta delle tesi avanzate dalla sinistra radicale sono il frutto di un’errata valutazione della situazione italiana e di un velleitarismo che non fa i conti con l’immaturità politica del paese. Ma la storia di questi quattro anni della vita di Cernuschi non è solo la storia delle sue illusioni perdute: alla fine un risultato non immediato si intravede, ma è difficile dire quanto positivo, visto che dall’attacco portato dalla dissidenza parigina, di cui Cernuschi è membro attivo, prende l’avvio l’ultima crisi del mazzinianesimo. |
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