Linguistica e retorica di Dante
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I saggi che compongono il volume vertono sostanzialmente sulle teorie linguistiche e retoriche di Dante, viste nel duplice rapporto con la pratica letteraria dello scrittore, che in parte le rispecchia o prepara in parte le trascende, e con la tradizione culturale del Medioevo. Perciò l’oggetto principale delle ricerche è il grande e denso trattato De vulgari Eloquentia, che il Mengaldo ha studiato organicamente per molti anni. Alla sua interpretazione globale è dedicato il saggio più ampio, che apre il libro e che tenta di indagare il testo in tutta la complessità e anche fluidità delle sue proposte e dei suoi significati. A questo si collegano strettamente la maggior parte dei saggi successivi, volti ad analizzare singoli punti o aspetti del trattato e in genere del pensiero di dante: uno tocca una serie di questioni puntuali che riguardano la lezione e l’esegesi del De vulgari, in funzione e preannuncio dell’imminente commento integrale dell’opera; altri esaminano via via, sullo sfondo della cultura medievale, singole teorizzazioni dantesche nell’ambito teologico-linguistico (il problema della lingua degli angeli), stilistico (la dottrina degli stili, le idee sulla constructio), storico-letterario (i giudizi sulla poesia ‘giullaresca’ e parodistica e sulla letteratura in lingua francese). Appare ancora una volta da queste analisi la straordinaria capacità dantesca di riflettere, storicizzandole, sulle proprie esperienze di scrittore e sulla letteratura romanza che le precede e le affianca: il Dante che rielabora con sottigliezza e originalità il pensiero linguistico e retorico del medioevo è anche soprattutto il primo grande critico e storico dell’età post-classica.Al nucleo fondamentale del volume si coordinano anche una lettura del ventiseiesimo del Paradiso, dove Dante riprende per rettificarla a fondo un’opinione espressa nel De vulgari, e una nota sul cursus, che riesamina un aspetto rilevante dello stile latino dello scrittore. Apparentemente più defilato il saggio di sonetti di Rustico Filippi; ma il geniale poeta fiorentino, con la sua produzione nettamente bipartita in una maniera curiale e una maniera ‘comico-realistica’ (di cui è in Italia l’autentico inventore), anticipa vistosamente quella polarizzazione, che diventerà compresenza nella Commedia, di registri stilistici basso e sublime in cui è da vedere uno dei caratteri più cospicui e dirompenti della poesia dantesca. |
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