Il D'Annunzio e il Pascoli e altri amici
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Fra tanta diversità di vita pratica e di vita poetica il Pascoli e il D’Annunzio, che ebbero la ventura anche di gettare sul terreno i fermenti animatori della letteratura del Novecento”, hanno quale unico nesso ideale che li congiunge “l’amore tenace della poesia che li sorregge nell’ansiosa lotta quotidiana per conquistare la gloria cui ardentemente aspirano” Così il compianto Autore giudica, al termine della prima parte della sua opera, i due poeti divenuti a loro volta personaggi di una narrazione che ha per tema i loro contrasti e tumultuosi rapporti umani nel vivo del mondo letterario del loro tempo: narrazione che, mentre contribuisce alla formazione di un più sapiente giudizio critico sulla poesia del Pascoli e del D’Annunzio e di una più precisa misura di affinità, influenze e valori, ci fa conoscere soprattutto, attraverso il loro epistolario, quali uomini essi fossero, e in quali cornici di sentimenti e d’interessi essi si muovessero con caratteri e attitudini tanto diverse. Nella seconda parte del libro, il Frattini segue, sempre con la stessa indulgente ma sottile intelligenza critica e con assidui riferimenti agli epistolari ampiamente riprodotti e citati, il D’Annunzio “Collaboratore della Nuova Antologia e volontario cavalleggere”; i suoi rapporti con il critico fiorentino e amico Enrico Nencioni (con tredici lettere inedite del poeta); i suoi rapporti con il “maestro avverso” (Giosuè Carducci); i suoi rapporti con Giovanni Marradi. |
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