Il bimbo e il nonno

Attraverso il ricordo di un dialogo fitto fra un bambino e il vecchio nonno, un saggio patriarca a capo di una infaticabile famiglia di contadini e pastori, si sviluppa il racconto dell’ultima stagione di solitudine del litorale versiliese. Un “racconto di frontiera”: la terra vergine e incolta, i pascoli, la comunità dei pastori, i lunghi trasferimenti col bestiame, la lettura dei classici, i pasti collettivi e le veglie evocano storie antiche di paesi lontani, mentre le vicende narrate risalgono a pochi decenni orsono e si svolgono nel nostro paese, a cavallo della prima guerra mondiale. I ricordi di una civiltà contadina che lotta con le difficoltà economiche e contro le calamità naturali si sovrappongono alle descrizioni di una natura ancora incontaminata, nel quadro singolare di una fattoria nata sulle rive del mare, col lavoro dei pescatori che fa da silenzioso sfondo a quello dei pastori. Il nonno, con la sua pipa e la sua lunga barba commenta nel corso del tempo ogni avvenimento: il ritorno dei figli dalla guerra, le malattie, le morti, le nascite. Il nonno racconta, anche, gli avvenimenti della propria giovinezza, quando dalle pendici delle Apuane si spostò sul litorale impiantantovi un agglomerato di case, un bar trattoria, le stalle. Il nipote cresce, e vede arrivare turisti incuriositi, villeggianti, costruttori edili che spianano le dune della spiaggia e portano nell’antico silenzio rumori nuovi di macchine, gru, spalatrici. Un’epoca è finita, non resta che raccontarne la storia vera, col linguaggio ingenuo e frammentario dei dialoghi di allora e coi personaggi quasi ottocenteschi che l’hanno popolata: il soldato ferito, la maestria di campagna, il postino con la corrispondenza di guerra, la piccola figlia bionda di villeggianti che rende meno amara l’invasone pacifica dei turisti in quella località che, di lì a poco, diventerà una celebratissima meta di vacanze.