Politica culturale e comunicazione di massa
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Il pregio dello studio di Baldelli è l’analisi critica, condotta dall’interno con indagine serrata, di tutta la serie di “prodotti” culturali che mirano a integrarci: egli opera nel vivo dei singoli strumenti, partitivamente, smantellandone la validità, smascherandone la vera natura, introducendo elementi contestativi attraverso la documentazione e l’illustrazione acuta. I punti di riferimento dell’esame sono cinema, radiotelevisione, teatro, editoria popolare, stampa, ecc. L’applicazione con cui Balzelli li misura, è lucida, conscia del loro specifico linguaggio, rigorosa. Sono sfrondate di ogni orpello, che le riveste di neutralità, le scienze e la tecnica: cade la mera fatalità storica, che il naturale sviluppo della produzione e dei rapporti di produzione comportano, ed è messo in luce il loro carattere oppressivo a servizio del sistema oppressivo di uno stato di libertà soggetto a crescente subordinazione. Anche la apertura dela sinistra tradizionale e i “dialoghi” a tutti i costi sono ricondotti alla realtà, una realtà da vent’anni tesa a salvaguardare la condizione privilegiante dell’intellettuale, attraverso atteggiamenti populisti e paternalisti. “Prodotti” con etichette diverse si generano dalla stessa matrice politica, per isolare l’uno all’altrop gli individui che formano la massa, per impedire loro di vedere. E’ così annientata la vecchia distinzione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale e scompare la figura dell’intellettuale che non lotta contro una cultura falsa, disgiunta dalla realtà, che non partecipa attivamente alla vita associata, che nella scuola, nella fabbrica non assume la sua responsabilità, operando la sintesi pratica di politica e cultura. |
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