Novelliere impenitente
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“Novelliere impenitente” si definisce Capuana nella prefazione ad un libro di novelle del 1902: Delitto ideale, qui analizzato insieme ad altre due raccolte novecentesche, Coscienze (1905) e Voluttà di creare (1911). Con questi contributi si intende far luce su una fase della produzione novellistica di Capuana poco nota e spesso fraintesa. Delle raccolte novecentesche si propone una lettura contestuale che privilegia il libro, inteso come organismo autonomo e sovradeterminato, portatore di significati e di implicazioni testuali non desumibili da una lettura antologica delle singole novelle. Tale direzione di analisi si è rivelata fruttuosa anche per una celebre raccolta ottocentesca, Le appassionate che, se considerate come libro, appaiono anch’esse come un testo organico, in cui i rapporti instaurati dal nuovo contesto tra i vari racconti producono un discorso ideologico implicito inedito e inaspettatamente spregiudicato. Ma il “novelliere impenitente” è anche un instancabile revisore dei propri testi. A questo argomento assai insidioso è dedicato, in chiusura del volume, il contributo di Carlo Alberto Madrignani: lo studioso più autorevole di Capuana, analizzando le varianti di Tortura pone sul tappeto i complessi problemi storici e metodologici di una variantistica della narrativa otto-novecentesca |
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